Vorrei parlare di questo libro: Azione Antifascista di Mark Bray, pubblicato in Italia da Red Star Press nel 2022. Il sottotitolo dice: «Storia, teoria e pratica della resistenza alla violenza squadrista e razzista: dai camerati di Mussolini e Hitler al suprematismo bianco della “nuova destra” in Europa e negli Stati Uniti». (Originale: Antifa: The Anti.Fascist Handbook, Melville House, 2017).
PRATICA MILITANTE
Bray nel suo lavoro descrive la caratteristica decisiva dei nuovi movimenti antifascisti nati dalla matrice statunitense di Anti-Racist Action verso la fine degli anni Ottanta del Novecento e all’inizio del nuovo secolo arrivati anche in Europa, dove si sono contaminati con le pratiche antifasciste già esistenti e radicate nelle opposizioni ai fascismi storici e ai vari movimenti di estrema destra, a partire dai primi decenni del secolo XX.
La caratteristica decisiva è la pratica militante dell’antifascismo e l’opposizione attiva alle mosse delle destre radicali in generale, comprese le attività di propaganda razziste, antisemite, suprematiste.
CHE COSA MANDA IN BESTIA TRUMP E I SUOI ACCOLITI
Anche se i codici culturali e il contesto sociale sono ovviamente molto diversi da quelli dei nuclei antifascisti italiani e spagnoli e degli antinazisti tedeschi dei primi anni Trenta, ai quali gli Antifa americani e europei si ispirano più direttamente, gli Antifa di oggi, come una parte di quelli di allora, non pensano, come ha scritto Giuliano Santoro sul Manifesto, che “dovremmo rivolgerci alla polizia o allo Stato per fermare le organizzazioni neonaziste o di estrema destra: invece, propugnano l’opposizione popolare e, se necessario, una risposta militante”.

Ecco, questa attitudine all’azione diretta, alla pratica antirazzista e antifascista, l’opposizione attiva e piena di iniziative contro il suprematismo bianco e il fondamentalismo occidentale – che vaneggiano di comunità immaginarie “pure” da ripristinare, vittime di presunte sopraffazioni da parte di minoranze di ogni tipo – manda in bestia Trump e i suoi accoliti e imitatori di tutto il mondo, e causa gli incubi anche della destra italiana in un vortice di rancore, paura, aggressività, vittimismo e desiderio di repressione.
Che ci siano gruppi di persone che non implorano i governi e i gruppi di destra di rispettare le regole delle democrazia liberale ma danno invece vita a pratiche – quasi sempre non violente – di azione a difesa dei bersagli della polizia e dei vari mazzieri delle destre, che occupano spazi di creazione democratica, che si occupano di faccende come la difesa degli immigrati, le rivendicazioni dei diritti di chi lavora, il rifiuto della guerra, la difesa dei popoli aggrediti dalle varie forme di neocolonialismo, che non chinano il capo davanti al mostro fascista: ebbene tutto questo insieme scatena la reazione violenta della destra e ne agita i sonni.
In quel miscuglio grottesco di violenza immensa esercitata sui più deboli – immigrati, lavoratori precari, minoranze, studenti che dissentono – e vittimismo per la presunta violenza di chi si oppone, le destre, che siano al potere o ancora (raramente) all’opposizione, e i loro volenterosi e bugiardi portavoce nelle tv, sui social e sui giornali, vogliono soltanto mettere il silenziatore e paralizzare ogni tipo di azione diretta, di organizzazione dal basso, di attivismo sociale, culturale e politico.
NEOFASCISMO E SUPREMATISMO
Bray sottolinea con forza il legame fra i privilegi, le identità e le tradizioni (più o meno reali o inventate) e il consenso che i movimenti e i governi di estrema destra raccolgono fra i cittadini che sentono propri questi privilegi e identità o che temono di perderli. In questo quadro, è evidente l’importanza dell’ideologia razzista del suprematismo bianco per sviluppare tali consensi, negli Stati Uniti ma anche in Europa.
UN MANUALE DI LOTTA E DI AUTODIFESA
Il libro di Mark Bray è davvero anche un manuale di lotta e di autodifesa. Come si legge nell’introduzione: L’Antifascismo è composto da molte cose, ma è soprattutto un fatto di continuità storica fra differenti fasi di violenza della destra estrema e le varie forme di autodifesa collettiva esercitate in molte parti del mondo nel corso degli ultimi cento anni o poco più.
Il libro merita una lettura attenta.
Prima di finire, mi sembra necessario ricordare ancora due cose: a) il metodo usato per scriverlo. Bray ha attinto infatti, oltre che alla storiografia dell’antifascismo, del pensiero anticoloniale e antisuprematista, alle informazioni ricavate da interviste con sessantuno militanti antifascisti in Stati Uniti, Canada, Spagna, Regno Unito, Francia, Italia, Paesi Bassi, Germania, Danimarca, Norvegia, Svezia, Svizzera, Polonia, Russia, Grecia, Serbia e Kurdistan.
b) Il capitolo quattro, con le cinque lezioni della storia per gli antifascisti:
- Le rivoluzioni fasciste non hanno mai avuto successo. I fascisti hanno sempre preso il potere legalmente
- In misura variabile, molti leader e teorici antifascisti fra le due guerre mondiali hanno pensato che il fascismo fosse solo una variante delle varie politiche controrivoluzionarie. Non lo hanno preso sul serio fino a quando fu troppo tardi.
- Per motivi ideologici e organizzativi, i leader socialisti e comunisti si sono dimostrati più lenti dei militanti dei loro partiti nel comprendere con accuratezza la misura della minaccia fascista e più lenti nel chiamare a raccolta risposte antifasciste adeguate.
- I fascisti rubano alle sinistre pezzi di ideologia, di strategia, di immaginario e di cultura.
- Non servono poi molti fascisti per creare il fascismo.

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