“Il patriarcato è alla fine, il suo è un estremo violento tentativo di non dissolversi” –  l’articolo di Maurizio Maggiani

“Ciao maschio”, La Stampa, 22 novembre 2023

Magritte, atto di violenza 1932, wikiart

“Ciao maschio”, La Stampa, 22 novembre 2023

Mi capita spesso di pensarci e anche di parlarne con qualcuno: «Ma come possiamo star qui a parlare di libri e di autori, grandi e meno grandi, quando il mondo brucia e le donne vengono assassinate dai maschi?»

Certo possiamo trovare idee e storie nei libri per capire meglio il presente. Tuttavia, a volte ci diciamo che dovremmo stare più attenti a quel che viene perpetrato nel mondo e vicino a noi, nelle case normali e nelle strade delle città e delle campagne;

Allora stamattina ho letto l’articolo di Maurizio Maggiani su La Stampa, e ne ho sentito parlare in radio. Ho pensato che di questo dovrebbe occuparsi anche questo sito, dedicato alla “cultura condivisa”. L’ha fatto altre volte. Queste pagine si occupano di diritti, di Resistenza, di Shoah e di storie di ingiustizia e violenze. Quasi sempre attraverso il prisma di romanzi o saggi che a loro volta hanno avvicinato la storia e gli orrori. 

Oggi lo facciamo dunque.

Il titolo dell’articolo/racconto di Maggiani è Ciao maschio. È molto bello e autentico. Ve lo consiglio, Ne riporto alcuni passi.

Prima di tutto anticipo una parte, verso la fine, dove Maggiani va al cuore del “problema del maschio” (parole e corsivo miei), oggi:

«Non credo che sia la forza del sistema patriarcale ad armare la mano dei femminicidi, ma proprio la sua debolezza e il suo estremo e violento tentativo di non dissolversi. Il suo sistema ha regnato per millenni non solo con l'esercizio della forza, ma con l'accettazione della responsabilità che ne derivava. Questa era la legge, il maschio ti è padrone perché ti nutre, ti protegge, ti garantisce, io sono la forza che ti mantiene in vita, tu la debole che ha bisogno di me. Chi tra i violatori, gli assassini, chi anche tra i potenziali tra loro, può prendersi questa responsabilità? E chi mai se la vuole prendere? Chi poi è disposto a credergli? Quale maschio non ha bisogno della femmina anche solo per sopravvive nel vigente sistema? È ancora una storia di disperati, ma non per alcolismo, per impotenza. L'impotenza che fa i conti con la forza sempre cosciente e più vivida delle femmine. Non hanno bisogno di essere difese e nutrite, sanno cavarsela benone da sole. Il racconto del patriarcato è al suo ultimo capitolo. E la mascolinità un carattere recessivo della specie umana. E questa è una condizione che va nel profondo dell'animo maschile, molto più di quanto può essere interiorizzato il sistema.»

Un poco prima:

«Quanti dei nostri figli invece che essere intenti a crescere nella certezza di farcela, andavano ancora all'asilo intanto che dovevano ingegnarsi a tenere assieme la famiglia in modo di arrivare a sera sani e salvi? Quanti ci sono riusciti? Quanta impotenza e quanto disordine abbiamo lasciato in eredità? Quanta frustrazione? E mentre le femmine potevano contare almeno nel ricordo dell'unica rivoluzione non definitamente sconfitta, quella delle loro madri, cosa abbiamo lasciato di servibile ai maschi perché trovassero la strada della ribellione, se non al sistema almeno ai loro padri?»
Intanto che il Paese viveva il trionfo della nuova rivoluzione totale, la grande Ruota della Fortuna, uno solo il fortunato ma la fortuna è lì, prima o poi per tutti. Non c'è posto per nessun principio che non sia quello di trovarsi un posto, nessuna sacralità nel lavoro, nel gesto, nel sentimento, quando sali sulla Ruota della Fortuna. Non c'è posto per noi ma solo per me, e io ho solo bisogno che quello dello starring mi faccia entrare. Cosa hanno avuto di buono i nostri figli per consegnarlo ai nostri nipoti se non un biglietto per la sala d'attesa dove stare lì seduti ad aspettare la botta di culo? E tra i nostri figli e nipoti le femmine, cosa è toccato a loro se non la nuova era della pornografia di governo, venite in Italia che c'è pieno di belle ragazze, ricordate? Quella là è inchiavabile, ricordate? Non solo l'esaltazione della donna come oggetto, ma come oggetto di momentaneo uso. Questo per chi si era guadagnato il privilegio dell'irresponsabilità e dell'impunità. Ma le femmine hanno avuto qualcosa dalle madri che hanno potuto conservare per la loro ribellione, ai maschi non è restata che la remissione e l'impotenza.»

E qui arriva il pezzo che ho già anticipato, il cuore dell’articolo, al quale ho aggiunto anche il paragrafo che chiude il pezzo:

«Non credo che sia la forza del sistema patriarcale ad armare la mano dei femminicidi, ma proprio la sua debolezza e il suo estremo e violento tentativo di non dissolversi. Il suo sistema ha regnato per millenni non solo con l'esercizio della forza, ma con l'accettazione della responsabilità che ne derivava. Questa era la legge, il maschio ti è padrone perché ti nutre, ti protegge, ti garantisce, io sono la forza che ti mantiene in vita, tu la debole che ha bisogno di me. Chi tra i violatori, gli assassini, chi anche tra i potenziali tra loro, può prendersi questa responsabilità? E chi mai se la vuole prendere? Chi poi è disposto a credergli? Quale maschio non ha bisogno della femmina anche solo per sopravvive nel vigente sistema? È ancora una storia di disperati, ma non per alcolismo, per impotenza. L'impotenza che fa i conti con la forza sempre cosciente e più vivida delle femmine. Non hanno bisogno di essere difese e nutrite, sanno cavarsela benone da sole. Il racconto del patriarcato è al suo ultimo capitolo. E la mascolinità un carattere recessivo della specie umana. E questa è una condizione che va nel profondo dell'animo maschile, molto più di quanto può essere interiorizzato il sistema.»
A proposito di profondo, mi chiedo cosa abbia significato davvero per l'animo del maschio, laggiù dove governa l'indicibile e l'impensabile, la pillola anticoncezionale. Una rivoluzione nella rivoluzione, un passo decisivo verso la liberazione, così l'abbiamo accolta femmine e maschi, e così l'abbiamo felicemente vissuta. Ma forse va capito di più cosa è successo. È successo che con la pillola è finito il potere più saldo del maschio, un potere esercitato per milioni di anni, la potestà procreativa, una potestà che non è stata negata a nessun maschio, fosse re o fosse schiavo. Con la pillola, quell'oggetto quasi invisibile e non invasivo, è diventata la femmina a decidere quando e se procreare. Di fatto si sono estinti i proletari, coloro che non possedevano altro che la prole, e sono nate le proletarie. Pensiamo noi maschi di non essercene accorti di questa irrimediabile perdita di potere, ma è proprio così? Non è forse successo qualcosa laggiù in fondo? Possibile che almeno laggiù non ci si senta impotenti, castrati del nostro ancestrale potere, sofferenti della perdita dell'unico vero e assoluto potere sulla specie? Allora lo stupro diventa l'atto più disperato, l'ammissione più plateale. Se è così non è che basterà mandare i maschi in galera, alle manifestazioni o sottoporli a corsi di rieducazione, bisognerà che si trovino una nuova ragion d'essere, e se non ci penseranno sarà la specie a decidere se varrà la pena di tenerseli ancora. E, per citare un vecchio film, ciao maschio.»

Da Maurizio Maggiani, “Ciao maschio”, La Stampa, 22 novembre 2023

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