I numeri precedenti: 2 agosto, 9 agosto, 16 agosto, 23 agosto
Colson Whitehead, Manifesto criminale, Mondadori 2023.
Nuovo romanzo dell’autore di La ferrovia sotterranea (Sur, 2017). È a suo modo un sequel del precedente, Il ritmo di Harlem. In Manifesto criminale (originale: Crook Manifesto) Whitehead ci porta negli anni ‘70 a Harlem. Lo stile è un meditativo hard boiled.
La quarta Mondadori di Manifesto criminale: «Questa volta Ray Carney sta rigando dritto. Dopo quattro anni, il suo passato da ricettatore è quasi un ricordo e il suo negozio di mobili in 125th Street macina affari onesti. Il contesto tuttavia non aiuta; è il 1971 ed è New York: la spazzatura si accumula per le strade e infuriano incendi dolosi, il livello di criminalità è ai massimi storici, la città scivola verso la bancarotta ed è guerra aperta tra la polizia e il Black Liberation Army. Così, quando Carney non riesce a trovare i biglietti del concerto dei Jackson 5 per sua figlia May, non ci pensa due volte a rispolverare un vecchio contatto in polizia, il detective Munson, una sorta di garante del malaffare nelle sue più svariate espressioni. E nello spazio di una telefonata, Ray Carney rientra nel giro. Dentro o fuori, ci sono delle costanti nella vita: una di queste è Pepper, ex partner nel crimine e sorta di “zio” acquisito dei figli di Ray, che Carney richiama per un lavoretto di security in una produzione cinematografica Made in Harlem scaraventandolo in un mondo fatto di capricciose star hollywoodiane, spacciatori, gangster e sicari. Sarà ancora a Pepper che tornerà a rivolgersi il venditore di mobili nel 1975 quando, sullo sfondo di una Harlem che brucia isolato per isolato, decide di mettersi sulle tracce di folli piromani manovrati da politici locali per losche speculazioni. Con “Manifesto criminale” Colson Whitehead prosegue il suo inno a Harlem – ritratta in tutta la sua gloria e il suo squallore – e a una città che si regge sulla corruzione, le minacce, l’ambizione, l’incompetenza e, a volte, solo sull’orgoglio.»
La recensione del Guardian:«From bent cops to blaxploitation, this tale of corruption in 70s New York combines the energy of a crime thriller and the sharp wit of social satire».
Ne ha scritto anche Antonio Monda su Robinson/Repubblica del 26 agosto 2023:
«Whitehead ne celebra [della New York dei primi anni ‘70] invece l’imprescindibile vitalità, individuando nobiltà nello squallore e ricchezza morale nella miseria economica.
È proprio in questo paradosso la grandezza di Manifesto criminale, che ha per protagonisti ladri e spacciatori, giocatori d’azzardo e poliziotti corrotti, Black Panther ed eroi per caso. Con il protagonista Ray Carnes, apparso già nel Ritmo di Harlem, pronto a effettuare una rapina per poter acquistare per la figlia i biglietti del concerto dei Jackson Five.
Grazie al linguaggio e a una seducente capacità di ricreare un mondo, Whitehead riesce a trasferire nel lettore le proprie passioni, divertendosi a utilizzare gli stilemi del genere noir nel periodo d’oro della blaxploitation: i riferimenti alla cultura popolare mi hanno fatto pensare che è tipico dei classici utilizzarla senza complessi. Ed è mirabile il suo modo di immortalare un microuniverso dove nonostante tutto esiste un codice d’onore, all’interno di un Paese sotto shock per il Watergate che si accinge a preparare i festeggiamenti del bicentenario dell’indipendenza.»
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Mario Tronti, Il demone della politica. Antologia di scritti (1958-2015), Il Mulino 2018
Un omaggio a Tronti – teorico dell’operaismo negli anni Sessanta, morto il 7 agosto – attraverso una raccolta di scritti che è ormai fuori catalogo, la dovete cercare in biblioteca. Così l’editore presenta quest’opera: «Gli scritti selezionati sono raggruppati in quattro sezioni cronologiche, che individuano diversi periodi nel corso dell’evoluzione del pensiero di Tronti: Il punto di vista (1958-1967); Il politico e il movimento operaio (1968-1984); Realismo e trascendenza (1985-1998); Pensare il Novecento (1999-2015). In ciascuno di questi periodi l’autore sottopone a critica e in parte ripensa le proprie categorie, aprendo di volta in volta nuovi campi di ricerca e nuove prospettive per l’azione politica.»
Il libro più noto di Tronti è Operai e capitale, pubblicato da Einaudi nel 1966 e ristampato da DeriveApprodi nel 2006.
Del lavoro di Tronti e dell’operaismo, ci ha sempre affascinato soprattutto la critica profonda del lavoro e della produzione considerata dal capitalismo come vero fine della produzione stessa.
Un bel ritratto di Tronti sul Manifesto dell’8 agosto – https://ilmanifesto.it/mario-tronti-il-tempo-della-politica-da-una-prospettiva-radicale; ne trovate una versione leggibile senza abbonamento qui:
https://docs.google.com/document/d/1lC_vxKtt_To_VDedw7FbxjRE0kxJ76wNYjtQhOVHFfw/edit?usp=sharing
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Un incontro mancato: Walter Benjamin e Antonio Gramsci, a cura di Dario Gentili, Elettra Stimilli, Gabriele Guerra, Quodlibet, 2023
Dalla quarta di copertina: «Questo libro vuole essere il primo a livello internazionale che cerca di mettere a confronto il pensiero di Gramsci e quello di Benjamin: un confronto dalla portata complessiva, sebbene articolato in base agli aspetti più rilevanti e oggi più attuali.»
Salvatore Cannavò e Dario Gentili (Jacobin Italia, 23 agosto 2023) spiegano che si tratta di “un volume collettaneo che affronta sostanzialmente quattro filoni: «Filosofia della storia e materialismo storico»; «Rivoluzione, controrivoluzione, rivoluzione passiva»; «Modi capitalisti di produzione e produzione di soggettività»; «Traduzione e critica, avanguardia e cultura popolare». Il libro è poi completato da un’introduzione redatta dai curatori.”
I quali, interpellati da Jacobin, hanno detto: «Una delle operazioni interessanti del libro, a cui come curatori teniamo molto, è l’analisi profonda del modo di produzione capitalista, quello fordista ma non solo. In Gramsci è nota ed evidente, ma anche Benjamin stava toccando in modo approfondito quest’aspetto, come conferma la mole degli appunti raccolti negli anni Trenta, per il progetto sulla Parigi dei Passages e sulla figura di Baudelaire.»
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Hannah Arendt, L’umanità in tempi bui. Lessing – Luxemburg – Giovanni XXIII – Jaspers – Blixen – Broch – Benjamin – Brecht – Gurian – Jarrell, Mimesis, 2023.
Torna in italiano un libro di Arendt che raccoglie alcuni ritratti di personalità del XX secolo, (tranne quelli di Lessing); sono pezzi pubblicati in inglese fra il 1955 e il 1968. I “tempi bui” quelli nei quali gli orrori diventano routine e formano la sostanza del buio, non ancora sottoforma dei terribili massacri del XX secolo, ma sottoforma di quell’opacità, dell’agire nascosto, del parlare senza sostanza che ha preparato il resto. Servono le vite di alcuni essere differenti, per ridarci la luce.
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Luigi Manconi, Gaetano Lettieri, Poliziotto-Sessantotto, Violenza e democrazia, Il Saggiatore, 2023.
La quarta: «La costruzione dell’Italia contemporanea passa dal Sessantotto. Una lotta contro le vecchie generazioni che si trasforma presto in un conflitto fratricida, non più verticale ma orizzontale, prolungandosi nella violenza politica, fino allo scontro più acuto tra forze dell’estrema sinistra, forze dell’estrema destra e forze di polizia.»
Ha scritto Eleonora Martini, sul Manifesto (29 luglio 2023): «Dove nasce certa brutalità repressiva dei corpi di polizia – al netto della scorciatoia liquidatoria delle «poche mele marce» – usata nelle piazze, nelle carceri, nelle caserme e nei centri per migranti? Perché l’attuale ordine sociale si fonda sulla minaccia della violenza, quella monopolista del potere democratico ma anche quella delle «avanguardie rivoluzionarie» o dei movimenti insurrezionalisti? Perché nella cultura politica, anche delle più avanzate battaglie di libertà e giustizia, non ha mai attecchito la pratica della nonviolenza? Come mai l’Europa bunker si allarga sempre più ma senza mai raccogliere la lezione di Aldo Capitini, di cui sembra rimanere traccia solo nella Marcia Perugia-Assisi? Può esistere un «tirocinio non democratico alla democrazia»? Sono alcuni degli interrogativi su cui dibattono il sociologo Luigi Manconi, presidente dell’associazione «A Buon Diritto», e il docente di Storia del cristianesimo e della Chiesa, Gaetano Lettieri».

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