Un giorno all’anno

Un invito. Per chi ha voglia di tenere un diario, ma è troppo pigro per scrivere ogni giorno. Per chi ha voglia di rileggersi, da un anno all’altro. Per chi ama Christa Wolf. Oggi su Repubblica. Scrivere di un solo giorno per quarant’anni. Il 27 settembre. Tenere un diario completo e minuzioso di un’unica giornata,…

Un invito. Per chi ha voglia di tenere un diario, ma è troppo pigro per scrivere ogni giorno. Per chi ha voglia di rileggersi, da un anno all’altro. Per chi ama Christa Wolf.

Oggi su Repubblica.
Scrivere di un solo giorno per quarant’anni. Il 27 settembre. Tenere un diario completo e minuzioso di un’unica giornata, sempre la stessa, mentre il tempo scorre dal 1960 al 2000. Si intitola Un giorno all’anno ed è l’almanacco con un solo giorno di Christa Wolf (tr. it A. Raja, edizioni e/o, 19 euro). Nel 1960, il giornale russo Izvestija chiese a una serie di scrittori di raccontare nel modo più preciso possibile come avevano trascorso il 27 settembre di quell’anno. Tra gli invitati c’era anche la Wolf. Che però non si fermò a un solo anno. Andò avanti. Perché? Per sottrarre la maggiore quantità possibile di frammenti di vita all’oblio e, di conseguenza, al senso d’inutilità che esso genera: “Caducità e inutilità come sorelle gemelle del dimenticare”. Così si rincorrono per 600 pagine compleanni di figlie che diventano donne, case e città che cambiano, idee per romanzi, i fatti di Praga del ’68, idee politiche che mutano, rabbie che si smussano, paure che sostituiscono altre paure.

Commenti

5 risposte a “Un giorno all’anno”

  1. Avatar Renza Bertuzzi
    Renza Bertuzzi

    Sì, è una buona mediazione , quella di Cristha Wolf. Raccontare un giorno all’ anno aiuta a barcamenarsi tra l’ ossessione del ricordo e la tentazione dell’ oblio.
    Il ricordo, necessario – ma può impedire di voltare pagina- ; l’ oblio, discutibile- ma capace di ripetere molte e molte volte l’ emozione di una prima volta.
    Chi abbia amato moltissimo *Cassandra*, sarà contento di rileggere Cristha Wolf.

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  2. Avatar theleeshore
    theleeshore

    Ecco appunto, Cassandra per me è stato amore a prima vista. L’ho letto nell’86 ma ieri riprendendolo in mano (grazie capaldi) ho capito quante tracce quel libro mi aveva lasciato dentro. Nel 2004 ho letto l’Iliade (tutta, come un romanzo, non come a scuola!) , un’opera narrata da un uomo, per gli uomini, il poema della forza, l’epopea degli eroi. Qui: il fragore delle armi, l’odore del sudore e del sangue, la polvere alzata dai cavalli, il gusto della battaglia. In Cassandra, si racconta la stessa la stessa storia (e se il confronto vi scandalizza, pazienza), solo che qui parlano solo le donne. Un flusso di coscienza impetuoso che racconta la guerra dentro le mura di Ilio. Non ci sono vincitori né vinti, sono (siamo) tutti colpevoli.
    Da leggere, entrambi, come in un testo a fronte.

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  3. Avatar pessimesempio

    Anche per me Cassandra è stato un libro bellissimo da avere tra le mani e prestare ad altre perchè leggessero la storia di troia e dei suoi abitanti in mod diverso da quello che ci hanno insegnato. Ho letto anche altro della Wolf, ma non ho mai ritrovato quella magia. Forse in Medea, ma di minor intensità.

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  4. Avatar Renza
    Renza

    E’ vero, la magia di Cassandra, che – come Pasolini- sapeva ” vedere nel presente” , nel crepuscolo in cui va alla morte non si dimentica facilmente. Resta dentro con la tragica dolcezza dei grandi avvenimenti, di quelli che sfibrano, ma di cui non si riesce a fare a meno.

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