Summer crossing – Truman Capote

Uno dei libri che ho letto in queste vacanze si intitola *Summer crossing*, scritto da Truman Capote. L’ho trovato in una libreria di Copenhagen, mi ha subito colpita per la bella copertina (a proposito, quanto contano nell’acquisto di un libro? Ne riparleremo) e per il gran numero di copie che c’erano sul bancone dei titoli…

Uno dei libri che ho letto in queste vacanze si intitola *Summer crossing*, scritto da Truman Capote.
L’ho trovato in una libreria di Copenhagen, mi ha subito colpita per la bella copertina (a proposito, quanto contano nell’acquisto di un libro? Ne riparleremo) e per il gran numero di copie che c’erano sul bancone dei titoli in inglese. Fra l’altro, di due case editrici. Io ho preso quello della Penguin, meno costosa e con copertina più bella.
*Summer crossing* è un titolo inedito di Capote, pubblicato postumo.
Come si legge nell’interessante postfazione scritta da Alan Schwartz, amico, avvocato e amministratore del Truman Capote Literary Trust, il manoscritto venne ritrovato nel 2004 insieme ad altro materiale (lettere, foto, fogli), abbandonati da Capote in un appartamento in cui visse a Brooklyn e mai ritirati dopo la sua partenza. Alla morte dell’affittacamere, nel 2004, appunto, il nipote decise di contattare Sotheby’s per mettere all’asta il materiale.
Schwartz si dilunga sulle sue disavventure, per fortuna con esito positivo, fra le aste di Sotheby’s e i rapporti con la NY Public Library per convincerli a partecipare all’asta.
Ma non finisce qui: Schwartz non è neppure sicuro di cosa farne di questo romanzo. Pubblicarlo? Non pubblicarlo, rispettando l’apparente decisione in vita di Capote? Con la consulenza di alcuni fidati lettori e convinto di fare una buona azione a diffondere gli scritti del suo amico, l’avvocato procede alle autorizzazioni, e il testo viene pubblicato nel 2005.
E c’è solo da esserne contenti: non si direbbe la prima opera, messa da parte, di uno scrittore. O forse sì, se lo scrittore è un genio – e un perfezionista – come Capote.
Le recensioni sulla quarta di copertina della mia edizione lo presentano come “il racconto che ha ispirato *Breakfast at Tiffany’s*”; in tutta onestà, non saprei dire, l’ho letto secoli fa, ricordo solo l’atmosfera, e sicuramente ci si ritrova.
Bello invece il commento dell’Observer: “A sort of fairy tale of New York… extraordinary good”.
Ah, è stato pubblicato anche in Italia da Garzanti (grazie Antonio!).

*giuliaduepuntozero

Commenti

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Scopri di più da GRUPPO DI LETTURA

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere