Ancora BATCHELOR. E KUNDERA. Buddhismo e immaginazione creativa

I saggi di Milan Kundera dedicati all’arte del romanzo – L’arte del romanzo, I testamenti traditi, Sipario: tutti editi da adelphi in Italia – sono stati una rivelazione. (Solo Sipario può dirsi nuovo, gli altri due sono di oltre dieci e venti anni fa circa). Beh, mi ha fatto molto piacere vederli citati da Stephen…

I saggi di Milan Kundera dedicati all’arte del romanzo – L’arte del romanzo, I testamenti traditi, Sipario: tutti editi da adelphi in Italia – sono stati una rivelazione. (Solo Sipario può dirsi nuovo, gli altri due sono di oltre dieci e venti anni fa circa).

Beh, mi ha fatto molto piacere vederli citati da Stephen Batchelor nella bibliografia di Buddhism without belief.
In particolare, in quella del capitolo dedicato all’immaginazione creativa necessaria per assumere la responsabilità di vivere una vita che non sia già segnata e immutabile, ma che, come quella di un personaggio di un romanzo, sia una “narrativa”, disegni una parabola di cambiamento, della quale ognuno può essere responsabile.
Insomma l’esatto contrario della rassegnazione o del nichilismo. Magari ci torno su questa cosa e provo a spiegarla meglio, con qualche citazione.

Commenti

Una replica a “Ancora BATCHELOR. E KUNDERA. Buddhismo e immaginazione creativa”

  1. Avatar BATCHELOR. E KUNDERA. Buddhismo, immaginazione creativa (2) « gruppo/i di lettura

    […] Provo a mettere ordine nelle note rapide a proposito della vita come “storia narrata” di cui parla Stephen Batchelor in Buddhism without belief. Semplificando un po’: nella pratica buddhista, la meditazione permette di avvicinare, in alcuni momenti, una consapevolezza della condizione di complesso dinamismo degli individui e del mondo di cui si è parte, consapevolezza che illumina anche quella specie di gabbia nella quale abitualmente si è imprigionati, quando si intende il proprio sé come definito, immutabile, separato dal resto. Questi momenti di consapevolezza sono, secondo Batchelor, dei grandi momenti di libertà, sorta di sguardo limpido e preciso sulla realtà, che però poi fugge via; fino a quando, con l’abitudine alla meditazione si riesce a raggiungerlo di nuovo. Già: ma in questa libertà nella quale si “vede” la realtà con tutta la chiarezza e la precisione ci si può anche restare assorbiti, affascinati dalla sua forza. Questa, dice Batchelor, sarebbe la scelta di un mistico, che “cerca di dissolvere se stesso in dio o nel nirvana”. […]

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