la narrazione orale e’ solo un pallido riflesso del romanzo. e’ giusto affannarsi per portare quest’ultimo all’oralita’?

Ci avviciniamo alla maratona del racconto di Cologno Monzese e, a parte il fatto che ancora non ho deciso che cosa proverò a narrare e che continuo a giudicarlo un evento bellissimo e al quale BISOGNA ASSOLUTAMENTE PARTECIPARE, mi è tornata alla mente una pagina recentemente letta in Milan Kundera, _Il Sipario_ (una delle ultime…

Ci avviciniamo alla maratona del racconto di Cologno Monzese e, a parte il fatto che ancora non ho deciso che cosa proverò a narrare e che continuo a giudicarlo un evento bellissimo e al quale BISOGNA ASSOLUTAMENTE PARTECIPARE, mi è tornata alla mente una pagina recentemente letta in Milan Kundera, _Il Sipario_ (una delle ultime letture del GDL) riguardo all’architettura del romanzo, la sua composizione e alla importanza assoluta che questa ha come specificità di questa arte.

Ora, viene da chiedersi, e’ legittimo ridurre il romanzo alla “storia”, dimenticando la composizione (potremmo usare anche il termine “discorso” anche se non coincidono) per poterlo narrare oralmente? O meglio, certo che è legittimo, ma non facciamo piu’ danni alla lettura cosi’ (sminuendone la portata e il piacere) di quanti vantaggi le procuriamo?

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