la resistenza della memoria: 1945 -2005

giornata della memoria, resistenza: le iniziative a cologno monzese Cologno Monzese, marzo 1944. Nove cittadini colognesi, che hanno partecipato ai recenti scioperi nelle fabbriche di Sesto S. Giovanni, vengono deportati nei campi di concentramento. Non torneranno. Attraverso le loro tracce ricostruiamo le loro storie, che hanno fatto la nostra Storia. Perche’ non accada mai piu’.…

giornata della memoria, resistenza: le iniziative a cologno monzese

Cologno Monzese, marzo 1944. Nove cittadini colognesi, che hanno partecipato ai recenti scioperi nelle fabbriche di Sesto S. Giovanni, vengono deportati nei campi di concentramento. Non torneranno.

Attraverso le loro tracce ricostruiamo le loro storie, che hanno fatto la nostra Storia.
Perche’ non accada mai piu’.

Nel 2005 ricorre il 60� anniversario della Resistenza e della Liberazione dal Nazifascismo e l’Amministrazione Comunale attraverso la Biblioteca e in collaborazione con l�ANPI colognese e l’ANED di Sesto S. Giovanni intende proporre un percorso che parte dal 27 gennaio – Giornata della memoria – fino al 25 aprile.

Questo ciclo di incontri propone riflessioni sul tema della deportazione attraverso incontri pubblici, spettacoli teatrali e cinematografici e ricostruzioni storiche legati soprattutto a episodi di storia locale.

(il programma si pu� leggere qui, sul sito della biblioteca di cologno monzese )

Commenti

Una replica a “la resistenza della memoria: 1945 -2005”

  1. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Tutti @Luigi Gavazzi
    A proposito di resistenza della memoria, vorrei segnalare questo libro che sicuramente contribuisce allo scopo:

    • Fabio Cereda, Giorgio De Vecchi, “Sesto San Giovanni 1943-45. Scenari della Liberazione”, Tarantola, 2015.

    Le lotte operaie di Sesto San Giovanni, a cui hanno partecipato pagando con la vita anche i nove cittadini colognesi, sono ampiamente trattate in questo libro su Sesto San Giovanni anche se gli autori sostengono di non voler proporre una nuova narrazione della storia della Resistenza. L’obiettivo del libro è quello di calare i fatti nei luoghi fisici, di dare concretezza agli accadimenti, di raccontare anche gli aspetti quotidiani della clandestinità e dell’antifascismo.

    Per certi versi il libro si potrebbe definire (anche) una sorta di guida topografica della Resistenza nell’area del complesso industriale Sesto San Giovanni/Bicocca: al numero civico 20 (attuale 120) di via Marconi c’era il caffè trattoria Polo Nord, gestito da Corina Nesti e da suo marito, Luciano Morganti, deportato ad Ebensee, il locale era ritrovo abituale delle riunioni clandestine; piazza Trento e Trieste, nella Sesto nuova, era una zona “calda”, nelle sue vicinanze si svolgeva attività di propaganda già dagli anni ‘30; al Rondò c’era la casa del fascio, oggetto di attentati da parte dei gruppi clandestini. In questo percorso nel tempo e nello spazio io ho trovato molto utile l’apparato iconografico che propone fotografie d’epoca e immagini attuali.

    È un libro che, proprio come recita il titolo di questo articolo, aiuta la memoria a resistere, visto che i luoghi teatro della lotta antifascista sono cambiati, mutati dai rivolgimenti sociali e non più connotati dalla realtà operaia che li aveva caratterizzati. Lontano da qualsivoglia tentazione nostalgica, il testo ci aiuta a leggere le azioni dei resistenti ubicandole negli spazi cittadini, e non solo, di Sesto San Giovanni; sono luoghi spesso stravolti dal riassetto urbanistico e in certi casi, se pur materialmente ancora esistenti, hanno una destinazione d’uso diversa rispetto a quella di allora.

    Il libro si legge volentieri perché è ben scritto, scorrevole nonostante la densità dei contenuti. I box grigi sono dedicati ai diari e ai ricordi di chi c’era e anche per questo la lettura riserva momenti di profonda commozione ed empatia. Io, per esempio, mi sono scoperta a fare il tifo per gli operai resistenti che sabotavano la produzione bellica destinata all’occupante tedesco. Era attività rischiosissima, ne andava della vita!

    Sarebbe corretto consigliare questo libro esclusivamente al lettore interessato alla storia locale di Sesto San Giovanni? Io penso che la risposta vada cercata nelle lapidi che commemorano l’eccidio del 10 agosto 1944: tra i nomi dei quindici martiri di piazzale Loreto troviamo che i trucidati legati, per motivi di residenza o di attività lavorativa, al nome di SSG furono ben sei. Io non penso che la combinazione sia casuale.

    Ciao a tutti,
    Mariangela

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