Il lettore, ad alta voce – S. Mastromauro
Allego due brevi riflessioni di Kafka e Tournier sull’intento di fusione con le pagine lette e le tracce lasciate dal pubblico lettore.
4 gennaio 1912
Soltanto per vanit� leggo tanto volentieri davanti alle mie sorelle (sicch� oggi, per esempio, ho fatto troppo tardi per mettermi a scrivere). Non che io sia convinto di raggiungere, con le mie letture, qualcosa di notevole, sono anzi dominato dal solo desiderio di accostarmi alle belle opere che leggo talmente da fondermi con esse, non gi� per merito mio, ma soltanto per l’attenzione delle mie sorelle in ascolto, suscitata da ci� che leggo e poco accessibile a ci� che non � essenziale; perci� nonostante l’ombra gettata dalla vanit�, prendo parte a tutta l’efficacia che l’opera stessa esercita. Leggo quindi davanti alle mie sorelle in modo ammirevole, faccio spiccare certe intonazioni con una precisione, secondo me, estrema, perch� in seguito mi trovo ricompensato a usura non solo da me, ma anche dalle sorelle.
Quando invece leggo davanti a Brod o Baum o altri la mia lettura deve fare terribilmente male a ognuno, non fosse altro per la mia pretesa di elogi, anche se quelli non sanno quanto siano buone di solito le mie letture, poich� qui m’accorgo che l’ascoltatore mantiene la distinzione fra me e le pagine lette e io non devo fondermi interamente con ci� che leggo senza rendermi ridicolo nel mio pensiero che non pu� aspettarsi alcun appoggio da chi ascolta; con la voce giro intorno a ci� che devo leggere, tento, poich� lo si richiede, di penetrare qua e l�, ma non lo voglio seriamente perch� nessuno lo attende da me; non posso dare ci� che veramente ci vuole, leggere cio� senza vanit�, con calma e distacco, e appassionarmi solamente quando la mia passione lo esige; ma, quantunque sia del parere di essermici rassegnato e quindi mi accontenti di legger male alla presenza di altri che non siano le mie sorelle, la mia vanit�, che questa volta non dovrebbe essere giustificata, si manifesta tuttavia, in quanto mi sento mortificato se qualcuno trova da ridire su ci� che ho letto e arrossisco e desidero di continuare rapidamente la lettura come, in genere, una volta incominciato a leggere, tendo a leggere senza fine con l’inconsapevole desiderio che nel corso della lunga lettura nasca almeno in me il vanitoso falso sentimento della fusione con le pagine lette, mentre dimentico che non possieder� mai la sufficiente energia momentanea di influire col mio sentimento sulla chiara visione dell’ascoltatore e che a casa sono sempre le sorelle a incominciare con lo scambio desiderato.
Franz Kafka – “Diari 1910-1923” – Mondadori 1977
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“Le macchie scure sulle pagine dei vecchi libri forse sono soltanto la traccia degli schizzi di saliva dei lettori che lessero quei libri ad alta voce. Traccia dell’orale sullo scritto“.
M. Tournier – “Immagini, paesaggi e altre piccole prose” – Garzanti 1990
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Un caro saluto a tutti:
Stefano Mastromauro.
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