Dostoevskij letto da Bachtin, contro la miseria dello storytelling

Torno con poche righe sulla questione enorme (e che ovviamente non può concludersi) della povertà delle storie e dello storytelling, aggiungendo una piccola osservazione sugli esempi di letteratura che ci ricordano come il grande romanzo sia molto più di una storia.

Perché l’altra volta non avevo citato Dostoevskij. Che è un esempio così chiaro invece. In particolare nella lettura che ne ha fatto Michail Bachtin (Dostoevskij, Poetica e stilistica – Einaudi).
Bachtin ci ricorda che Dostoevskij è l’inventore, del romanzo polifonico moderno. Interpretazione assai complessa quella di Bachtin che ovviamente non sono in grado di sintetizzare; mi limito a citare qualche riga per dare l’idea di quanto i romanzi di Dostoevskij siano vasti e si sottraggano a ogni riduzione a puro meccanismo della story lineare.

In particolare, la polifonia restituisce a ciascun personaggio non solo e non tanto un “punto di vista” comunque governato dall’autore. Secondo Bachtin,

la coscienza dell’autore del romanzo polifonico è presente costantemente e dappertutto ed è sommamente attiva. Ma la funzione di questa coscienza e le forme della sua attività sono altre da quelle presenti nel romanzo monologico: la coscienza dell’autore non trasforma le altre coscienze (cioè le coscienze dei protagonisti) in oggetti e non dà loro determinazioni definitive dall’esterno. Essa sente accanto a sé e dinanzi a sé le coscienze altrui dotate di pari diritti, egualmente infinite e incompiute come essa stessa. Riflette e riproduce non un mondo di oggetti, ma appunto queste coscienze altrui con i loro mondi, le riproduce nella loro vera incompiutezza (giacché è appunto in questa la loro essenza).

Ma le coscienze altrui non si possono contemplare, analizzare, definire come oggetti, come cose – con esse si può solo entrare in rapporto dialogico. Pensare a esse significa parlare con esse, altrimenti esse voltano subito verso di noi la loro faccia obiettiva: tacciono, si nascondono e si irrigidiscono in forme obiettive compiute. (Dostoevskij, Poetica e stilistica – Einaudi, pag. 92).

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Commenti

6 risposte a “Dostoevskij letto da Bachtin, contro la miseria dello storytelling”

  1. Avatar theleeshore

    Caro luiginter, stavo appunto meditando di portarmi L’adolescente di Dostoevskij in vacanza, quindi tornerò certamente sull’argomento. Il bellissimo saggio di Bachtin l’ho letto a sprazzi, ma lo riprenderò in mano dopo questa lettura. Inutile dire che in questi mesi ho letto dei contemporanei (due libri di Baricco, uno di Richard Mason, altre frattaglie) ma, come ripeto sempre, non ho trovato spunti sufficientemente universali da poter condividere… 🙂

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  2. Avatar luiginter

    ciao theleeshore,
    stavo invece decidendo di riprendere “L’idiota”.
    Più che altro ti aspettiamo qui sul blog; condividi le tue letture, anche se i pensieri che suscitano non ti sembrano “universali”. Non si sa mai. Magari lo sono, no?
    Direi che possiamo rischiare. In genere con te non si resta delusi.
    A presto
    🙂

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  3. Avatar Jezabel
    Jezabel

    Sono d’accordo con luiginter! I tuoi commenti sono sempre ricchi di spunti….
    (Da qualche anno L’IDIOTA mi guarda dal comodino e mi dice : Perchè non leggi le ultime 50 pagg?????)

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  4. Avatar illex
    illex

    D’accordissimo con Luigi e Jezabel.

    Un caro saluto a tutti

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  5. Avatar Maria Z.

    Dostoevskij è un grande della lettaratura universale è uno dei piu grande nel suo genere ,ho letto tutte le su opere e mi fa piacere che si continue a parlare di Lui.Maria Z.

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  6. Avatar theleeshore

    Cari amici, intanto grazie per la fiducia 😉
    Dunque dunque, devo ammettere mio malgrado che l’Adolescente mi sta facendo penare… (mentre invece la lettura dell’Idiota mi aveva avvinto, Delitto e Castigo mi aveva ipnotizzato ma avevo invece sofferto parecchio sui Karamazov…) Ma i libri sono come le persone, alcune ci stanno naturalmente simpatiche, altre hanno bisogno di più tempo e altre ancora non possiamo soffrirle… Insomma, per ora la scintilla non è scattata, ma non demordo… Ho riletto però Il Maestro e Margherita di Bulgakov perché, essendomi rotta una mano in vacanza, avevo bisogno di alleggerirmi un po’ (e di questo scriverò un invito alla lettura perché rimane un capolavoro assoluto). A presto!

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