IL, Intelligence in Lifestyle, il mensile del Sole 24 Ore, nel numero di novembre 2009 (uscito lo scorso giovedì) pubblica un’intervista ad Harold Bloom di Walter Mariotti.
Ovviamente quel che dice Bloom vale sempre la pena di essere letto, anche se, almeno a me, questa volta mi è parso un po’ ripetitivo, quasi fissato sui suoi temi preferiti: il valore degli scrittori del Canone (occidentale) e la possibilità che solo una élite continui a leggerli; l’ipocrisia del politicamente corretto che ha svilito la capacità di distinguere la grande letteratura dalla mediocre; la “dittatura della cultura visuale“.
Non pretendo di riassumere l’intervista (in bilbioteca, si legge in dieci minuti).
Però le riflessioni di Bloom arrivano sempre al centro dei problemi: e fanno pensare.
Ecco quello che ne ho ricavato, come idee su cui interrogarsi:
- Non è che la dittatura dei media visivi, la conseguente difficoltà a concentrare pensieri e tempo su testi complessi inquina anche le nostre scelte di lettura?
- Non è che troppo spesso anche le nostre letture sono deboli? Che evitiamo i libri “migliori” perché preferiamo le scorciatoie mediocri alle letture difficili?
E’ solo un sospetto fastidioso; però si è insinuato.
Ps Un periodo un po’ faticoso non mi tiene vicino al blog quanto vorrei; spero di rimediare presto
ciao a tutti
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