Si diceva in questi giorni che donne e uomini hanno modi differenti di leggere. Dai commenti che ho letto, su questo mi sembra si sia tutti d’accordo.
Immaginiamo dunque il lettore tipico di genere maschile come Don Chisciotte:
Insomma, si assorbì tanto in quelle letture che passava le notti, dal principio alla fine, e i giorni, dalla mattina alla sera, a leggere; e così, per effetto del dormir poco e leggere molto, gli si inaridì il cervello al punto che perse il senno.
Don Chisciotte è dunque il nuovo uomo-lettore moderno. Dismessi i panni di Achille, l’archetipo maschile, l’uomo che tutto può con la forza, si trasforma nella sua parodia, l’anti-eroe per eccellenza. Vuole ancora conquistare il mondo, ma con la conoscenza. E per questo, legge, legge, legge.
Ma poiché la sua ambizione gli ha fatto perdere il senno, non vede più la realtà per quello che è. Così il suo cavallo scalcinato diventa l’altisonante Ronzinante, la contadina Aldonza Lorenzo (che peraltro nemmeno lo ricambia) si trasforma nella mitica principessa Dulcinea del Toboso, i mulini a vento in giganti da sconfiggere e via così di avventura in avventura per tutto il libro.
Manca insomma, a quest’uomo lettore, la comprensione intuitiva del contesto, dove invece si persegue una conoscenza finalizzata, ricca di dettagli e approfondimenti. La lettura come pura evasione.
Al contrario, la lettrice-donna non riesce e non può abbandonare la sua figura mitica, ne è prigioniera. Cassandra sa prima di volerlo, “conosce” suo malgrado, a priori. Non gli serve vedere, perché pre-vede.
Non vedevo nulla. Sovraccaricata dal dono della veggenza, ero cieca.
La cecità di Cassandra che altro è se non una “svista”, una vista altra, una diversa capacità di decifrare la realtà rispetto ai suoi simili?
Quando i nostri cuori si inabissarono. Quando i nostri giovani, protetti solo dallo scudo di cuoio, ridendo andarono incontro al nemico, a morte certa, allora fervidamente ho maledetto tutti, tutti quelli che ne portavano la responsabilità. Una cinta difensiva! Una linea avanzata protetta da un argine! Fossati! Niente di tutto ciò. Davvero, io non ero uno stratega, ma tutti poterono vedere che i nostri guerrieri furono spinti verso il nemico sulla riva bassa, in modo che se ne facesse strage.
Cassandra rappresenta lo sguardo obliquo, quello che risiede fuori dal Palazzo, dal potere, dal conformismo. Coglie i nessi reali (spesso così evidenti a chi vive ai margini), la sua pre-visione non riguarda il futuro ma solo il lucido disincanto con cui legge il presente, e noi stessi.
Sempre la stessa musica: non il misfatto, ma il suo annuncio fa impallidire, anche infuriare, gli uomini, lo so dalla mia esperienza. E so anche che preferiamo punire colui che nomina il fatto, piuttosto che colui che lo compie: in ciò siamo tutti uguali, come in tutto il resto. La differenza sta nel saperlo oppure no.
Suggestioni a parte, ovviamente le differenze di “genere” nei generi non sono mai così nette. Però forse possiamo dire che sia che si tratti di narrativa, saggsitica, noir o della settimana enigmistica, uomini e donne leggono in modo diverso. I primi sono più analitici, “agiscono” la lettura che ha un inizio, una fine e uno scopo, la devono conquistare. La lettura è avventura, sfida, la conquista della nuova terra, leggono “il mondo fuori“. Le donne invece vivono la lettura in modo mitico, primitivo e primigenio. Leggono con un occhio solo, mentre con l’altro continuano a lavorare, curare i figli, parlare, insomma vivere. Leggono “da dentro“, perché “non c’è un fuori”. Quindi lettura analitica contro lettura integrata. Chi vince?
La voce di Cassandra ce l’ha prestata Christa Wolf.
Rispondi