Foto luiginter, Flickr
In momenti differenti della loro vita, i miei tre figli, guardandosi intorno in casa, mi hanno chiesto:
Papà, ma tu li hai letti tutti questi libri?
Io ho sempre risposto sinceramente che no, ne avevo letto una buona parte, ma non tutti. E che gli altri li avrei forse letti in futuro.
E loro:
Ma allora perché li hai comprati?
Perché mi interessavano, mi interessano ancora. Alcuni. Vedrai che li leggerò
Matteo è il più piccolo, ha otto anni. Capisce che non sono proprio convinto che tutti quelli che non ho letto vorrei veramente leggerli.
Eppure, nonostante la mia consapevolezza, che lui intuisce, a volte, ancora mi trovo a comprare dei libri che poi non leggo.
Molto meno di prima però, lo giuro.
Il fatto è che l’atto di comprare i libri – lo intuisco, non so bene a quale livello di coscienza, ma lo intuisco – mi ha dato spesso l’illusione di comprare anche il tempo per leggere.
E’ anche per questo, credo, che l’atto di andare in biblioteca a prendere un libro adesso mi sembra più sensato di quello di entrare in libreria: perché non mi inganna con questa illusione.
E’ come se sapere che i libri in biblioteca non si comprano li mettesse al riparo dalla tentazione di includere nel prezzo di copertina le ore necessarie per la lettura. Che così diventano più facilmente immaginabili come ore concrete da far saltar fuori dal resto della vita.
E sto imparando: prima di comprare un libro ora sono quasi sempre certo che il tempo per leggerlo già l’ho messo da parte
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