Diciamocelo: regalare libri è spesso una scorciatoia, per non sbattersi troppo, un gesto superficiale.
E chi prova invece a regalare un libro sforzandosi, pensandoci, cercando di fare centro, quante volte finisce deluso? Dalla reazione di chi lo riceve o dal fatto che il libro rimane non letto, nello scaffale ad aspettare…
Forse aveva ragione un mio amico che diceva che non si dovrebbero regalare libri. O che andrebbero regalati solo alle persone che conosciamo così bene da poterci permettere di scegliere un libro capace, con buone probabilità, di arrivare fino al comodino.
Ed è un’impresa difficile, a volte imprevedibile: le lettrici e i lettori sono lunatici, fissati; hanno idiosincrasie, un libro che sarebbe giusto in estate non lo è in inverno, un libro che sarebbe stato apprezzato lo scorso anno oggi magari raccoglierebbe indifferenza; e poi conta la fiducia che il lettore ha in chi fa il regalo, la disponibilità a farsi sorprendere, a imbrogliare il filo delle sue letture: un filo diverso per ciascuno, casuale magari: ma forte, tenace, intimo direi, quasi. Come il comodino, appunto.
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