Non è un paese per vecchi, il film dei fratelli Coen tratto dal romanzo di Cormac McCarthy mi è sembrato senza il calore di McCarthy.
La sceneggiatura dei Coen è troppo ripulita dalla personalità dello sceriffo Bell, di qui forse il senso di freddo che mi ha lasciato il film.
Nel romanzo di McCarthy c’è già tutto quello che hanno messo i Coen, persino le immagini.
Però si nota quello che i Coen non hanno messo nel film: per esempio quasi tutti pensieri dello sceriffo Bell (in corsivo nel romanzo). Pensieri che danno al romanzo il tono e il registro tipico degli altri romanzi di McCarthy: la riflessione sul male, sulle difficoltà, sulla violenza, sugli affetti, sugli sforzi per migliorare, per chiedersi dove si è sbagliato.
Il McCarthy che i lettori affezionati amano, si sente nel film solo quando Bell va a trovare Ellis e quando racconta alla moglie i due sogni, nell’ultima scena. In alcune scene il film mi ha dato addirittura l’impressione di un esercizio stilistico; una prova di come si può adattare un romanzo semplicemente sottraendone delle parti, senza sentire il dovere di reintepretarlo. Manca in questo film il personaggio con il peso e il ruolo della poliziotta incinta Marge Gunderson di Fargo. O meglio, c’è, ma a differenza di Marge, Bell è sacrificato, ci manca il suo sguardo semplice, disincantato ma sofferto e “morale”, sul male.
Credo che Fargo resti il miglior film dei Coen. E credo che Nella valle di Elah resti il miglior film della stagione, che ha come protagonista Tommy Lee Jones, che interpreta Bell in Non è un paese…
Non è un paese per vecchi, perché i Coen ci hanno rubato Bell?
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